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Dati su edoxaban in pazienti complessi con fibrillazione atriale

Nuovi dati supportano l'uso del nuovo anticoagulante orale NOAC edoxaban in pazienti complessi con fibrillazione atriale

Lo studio ENVISAGE-TAVI AF e il registro ETNA-AF-Europe forniscono nuovi dati su edoxaban in pazienti complessi con fibrillazione atriale (FA).

In particolare, dai dati del registro ETNA-AF-Europe si ricavano approfondimenti su edoxaban nella pratica clinica quotidiana in popolazioni che includono pazienti fragili e pazienti con peggioramento della funzione renale, mentre i risultati dello studio ENVISAGE-TAVI AF confermano che questa opzione di trattamento è appropriata in pazienti anziani con FA e stenosi aortica grave a seguito di impianto transcatetere della valvola aortica (TAVI) eseguito con successo.

ETNA-AF-Europe e lo studio ENVISAGE TAVI-AF fanno parte di EDOSURE, un ampio programma di ricerca clinica su edoxaban.

Il programma di ricerca clinica di edoxaban EDOSURE

EDOSURE consiste in più di 10 studi randomizzati controllati, registri e studi non interventistici, inclusi quelli terminati, in corso e futuri in una vasta gamma di condizioni cardiovascolari, tipi di pazienti e contesti clinici nella fibrillazione atriale (FA) e nel tromboembolismo venoso (TEV). Coinvolge oltre 100.000 pazienti in tutto il mondo.

L’obiettivo di Daiichi Sankyo è infatti generare nuovi dati clinici e real-world relativi all’uso di edoxaban nelle popolazioni con FA e TEV.

Edoxaban

Edoxaban è un inibitore diretto altamente selettivo e reversibile del fattore Xa (pronunciato “decimo A”). Il FXa è la serin proteasi situata nella via finale comune della cascata della coagulazione. Inibendo il FXa, edoxaban riduce la generazione di trombina, prolunga il tempo di coagulazione e riduce il rischio di formazione di trombi.

Edoxaban è attualmente commercializzato da Daiichi Sankyo e dai suoi partner in più di 40 Paesi e regioni del mondo. In Italia è disponibile con il nome commerciale di Lixiana® ed è indicato:

  • nella prevenzione dell’ictus e dell’embolia sistemica nei pazienti adulti affetti da
    fibrillazione atriale non valvolare (FANV), con uno o più fattori di rischio, quali insufficienza cardiaca congestizia, ipertensione, età ≥ 75 anni, diabete mellito, precedente ictus o attacco ischemico transitorio (TIA).
  • nel trattamento della trombosi venosa profonda (TVP) e dell’embolia polmonare (EP) e per la prevenzione delle recidive di TVP ed EP negli adulti.

Lo studio ENVISAGE-TAVI AF

EdoxabaN Versus standard of care and theIr effectS on clinical outcomes in pAtients havinG undergonE Transcatheter Aortic Valve Implantation – Atrial Fibrillation (ENVISAGE-TAVI AF) è uno studio prospettico, randomizzato, in aperto, con valutazione dell’endpoint in cieco, a gruppi paralleli di fase 3b.

Ha valutato l’efficacia e la sicurezza del NOAC edoxaban una volta al giorno secondo il regime di dosaggio approvato per la prevenzione dell’ictus nella FA in ogni Paese, rispetto a un regime terapeutico con un antagonista della vitamina K, con o senza terapia antipiastrinica, in pazienti con FA dopo TAVI riuscita.

L’endpoint primario di efficacia era l’incidenza di NACE, cioè, secondo la definizione dalla Società Internazionale di Trombosi ed Emostasi (ISTH), l’insieme composito di sei eventi clinici:

  • mortalità per tutte le cause,
  • infarto miocardico,
  • ictus ischemico,
  • tromboembolismo sistemico,
  • trombosi valvolare,
  • sanguinamento maggiore.

L’endpoint primario di sicurezza era il sanguinamento maggiore (definizione ISTH).

ENVISAGE-TAVI AF ha arruolato in tutto 1426 pazienti anziani con comorbilità multiple di 173 centri in Europa, Nord America e Asia. Lo studio ha seguito i pazienti fino a un massimo di tre anni dopo un impianto di TAVI eseguito con successo.

I risultati dello studio suggeriscono che edoxaban è un’opzione di trattamento appropriata per questi pazienti.

Risultati dello studio ENVISAGE TAVI-AF sull’efficacia di edoxaban in pazienti complessi con fibrillazione atriale

Lo studio ha raggiunto l’endpoint primario di non-inferiorità di edoxaban rispetto agli AVK per gli eventi clinici avversi netti NACE).

I NACE si sono verificati in 170 pazienti trattati con edoxaban (17,3% all’anno) e in 157 pazienti trattati con AVK (16,5% all’anno).

Edoxaban ha anche mostrato tassi numericamente inferiori di mortalità per tutte le cause e di ictus ischemico:

  • la mortalità per tutte le cause si è verificata in 85 pazienti trattati con edoxaban e 93 pazienti trattati con AVK (7,8% vs 9,1% all’anno). 
  • l’ictus ischemico si è verificato in 22 pazienti trattati con edoxaban e in 28 pazienti trattati con AVK (2,1% vs 2,8% all’anno).

Risultati dello studio ENVISAGE TAVI-AF sulla sicurezza di edoxaban in pazienti complessi con fibrillazione atriale

Lo studio non ha raggiunto l’endpoint primario di sicurezza per il sanguinamento maggiore, a causa di un più alto numero di sanguinamento gastrointestinali nel braccio edoxaban. 

Altri eventi emorragici maggiori sono stati altrettanto rari in entrambi i bracci di trattamento edoxaban e AVK: i sanguinamenti maggiori si sono verificati in 98 pazienti trattati con edoxaban e in 68 pazienti trattati con AVK (9,7% vs 7,0% per anno):

  • il sanguinamento gastrointestinale maggiore si è verificato in 56 pazienti trattati con edoxaban e in 27 pazienti trattati con AVK (5,4% vs 2,7% all’anno)
  • l’emorragia intracranica si è verificata in 16 pazienti trattati con edoxaban e in 21 pazienti trattati con AVK (1,5% vs 2,1% all’anno)
  • emorragie fatali si sono verificate in 11 pazienti trattati con edoxaban e in 10 pazienti trattati con AVK (1,0% vs 1,0% per anno)
  • emorragie pericolose per la vita si sono verificate in 17 pazienti trattati con edoxaban e in 19 pazienti trattati con VKA (1,6% vs 1,9% all’anno).

I risultati di ENVISAGE-TAVI AF sono stati pubblicati contemporaneamente su The New England Journal of Medicine (NEJM).

Il programma ETNA-AF

ETNA-AF (Edoxaban Treatment in routiNe clinical prActice in patients with nonvalvular Atrial Fibrillation) è un programma globale che combina dati da distinti studi non interventistici condotti in Europa, Asia orientale e Giappone in un unico database.

Il programma include 28.000 pazienti nei Registri ETNA–AF e li seguirà per 2 anni (in Europa per 4 anni).

L’obiettivo primario di ETNA–AF è raccogliere informazioni sull’uso di edoxaban nella pratica clinica quotidiana, inclusi i profili di efficacia e sicurezza in pazienti con FANV non preselezionati.

Il registro ETNA AF-Europe

Un’analisi del Registro ETNA-AF-Europe ha valutato il grado di peggioramento della funzione renale (WRF) e degli esiti clinici nei pazienti con FA trattati con edoxaban dopo due anni di follow-up, con o senza WRF.

I risultati di 9084 pazienti inclusi in questa analisi di sottogruppo hanno mostrato che c’è un basso rischio di WRF nei pazienti con FA trattati con edoxaban, e che la maggior parte dei pazienti trattati con edoxaban non ha avuto un peggioramento della funzione renale (89,9%). I risultati hanno anche rilevato che:

  • i pazienti con WRF avevano una mortalità più elevata rispetto a quelli senza WRF (mortalità per tutte le cause: 3,78% vs 1,90%; morte cardiovascolare: 2,06% vs 0,92%)
  • i pazienti con WRF avevano tassi di sanguinamento maggiore e di ictus numericamente più alti rispetto a quelli con funzione renale non peggiorata
  • i tassi di emorragia intracranica sono rimasti bassi indipendentemente dal peggioramento della funzione renale (0,17% in quelli con WRF vs 0,19% in quelli senza).

Un’altra analisi ha analizzato i risultati di efficacia e sicurezza nei pazienti soggettivamente vs oggettivamente fragili. I risultati hanno mostrato che la presenza di fragilità (soggettiva oppure oggettiva) è un predittore di eventi cardiovascolari (CV) in pazienti con FA anticoagulati ed è associata a una prognosi peggiore degli eventi CV. Questi risultati supportano l’idea che una valutazione completa della fragilità potrebbe migliorare la cura quotidiana dei pazienti con FA e sono in linea con le linee guida ESC 2020, che sottolineano l’importanza di includere la valutazione della fragilità nella gestione integrata della FA.

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